La Cernia: “nuvolosa” regina del mondo del silenzio

“Nuvolosa” regina del mondo del silenzio

Sotto il cielo greco riflesso nel viola del mare della Calabria dove i venti imperversano tra scogli e secche saturando l’aria dell’aroma di elicrisi e ginestre, ecco la scenografia aspra e selvaggia in cui collocare i luoghi della cernia maestosa.
Ritrovata fossile nella argille azzurre del Pliocene (3 mln anni) del basso appennino romagnolo, la Cernia bruna (Epinephelus marginatus), capace di raggiungere dimensioni ragguardevoli, è la specie simbolo delle aree marine protette del Mediterraneo ed esprime pienamente il sapore del nostro mare. ‘Nuvolosa’ (“epinèphelos” dal greco significa nuvoloso) è la sua livrea che ha un colore di fondo bruno con macchie più chiare lungo i fianchi, ma varia comunque in funzione dell’ambiente circostante. Il dorso in ogni caso si presenta generalmente scuro e il ventre giallastro. Fra le varie specie di pesci denominati ‘cernie’ nel Mediterraneo, tra cui la cernia dorata (Epinephelus alexandrinus), la cernia bianca (Epinephelus aeneus), la cernia di fondale (Polyprion americanus) e la cernia rossa (Mycteroperca rubra), la cernia bruna, è caratterizzata da pinne pettorali e caudale ampie e con margini arrotondati che, negli esemplari adulti, presentano una bordatura bianca. Stanziale, longeva (possono vivere fino a 50 anni), lenta nel raggiungere la maturità sessuale, la cernia è specie ermafrodita proterogina perciò nasce femmina e diventa maschio, all’occorrenza, dopo i 12 anni di età e una lunghezza di circa 80 cm. Gli esemplari di grandi dimensioni sono dunque esclusivamente maschi, riproducendosi durante il periodo estivo.
La sua alimentazione è carnivora, infatti è un predatore vorace che si nutre principalmente di molluschi, crostacei e altri pesci. In un giorno della primavera 1958 i fanalisti di un faro nelle isole pontine pescarono una grossa cernia di 18 kg rinvenendo al suo interno un polpo integro di 3 kg! Essendo una specie estremamente sedentaria vive quasi sempre in prossimità del fondo roccioso ovunque ci siano validi nascondigli e una certa tranquillità.
Pescatori sportivi, come ci ha raccontato Enzo Maiorca, hanno spesso abbandonato l’attività di pesca dopo un incontro particolarmente espressivo ed emozionale con una cernia, persino la cronaca recente ci ha riportato l’episodio di un cuoco di Camogli che, apprestandosi a cucinarla, trova la cernia ancora viva e decide di ridarle la libertà. Scegliere di lasciar vivere è la tregua dell’anima con l’istinto ancestrale della caccia, ma soprattutto il manifesto di un’etica di rispetto del mare che molti pescatori in apnea abbracciano con convinzione.

 

Alessandro Beghini, biologo

[Foto dell’autore]