Il polpo: solitario spettatore di un mondo più antico

Il poeta Teognide (VI secolo a.C.), esternando una critica sul potere politico asseriva che “dobbiamo diventare polpi! quei magnifici esseri del mare i cui tentacoli rendono ancor più invidiabili le tavole dei nobili, c’è poco da fare: bisogna essere duttili, versatili, scaltri e furbi come polpi!”.

Da sempre il nostro rapporto con i polpi (Octopus vulgaris) è diviso tra l’apprezzamento delle sue carni saporose e lo stupore per le ‘intelligenti’ manifestazioni di questo abile mollusco cefalopode.

La mente evolse in mare, pieno com’è di neuroni, i tentacoli ne contengono due terzi e complessivamente ha sei volte il numero di neuroni di un topo, il polpo è un crogiuolo di attività nervosa. Da queste caratteristiche si va imponendo una sorprendente evidenza: da una linea evolutiva così distante dalla nostra è emersa una creatura intellettualmente dotata, un’isola di “complessità mentale” nel mare degli invertebrati.

L’assenza di scheletro sia interno che esterno, un corpo proteiforme dotato di tre cuori e otto braccia zeppe di sensori, a centinaia su ogni ventosa, che sono decine disposte su due file, gli permettono di assumere un numero pressochè infinito di forme, il polpo nel suo anno e mezzo di vita è tutta possibilità!

Capace di comportamenti complessi, adiuvato da una vista eccezionale, tanto da consentirgli il riconoscimento facciale, uniti alla loro innata curiosità ha indotto il Prof. Godfrey-Smith ad affermare che il contatto con i polpi sia quanto di più vicino all’incontro con un alieno intelligente ci possa mai capitare.  Arrivederci!

[fotografia dell’autore]

 

 

Biologo Alessandro Beghini